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Il Piano di Accumulo

Gli italiani detengono in liquidità quasi 1.800 miliardi di euro, tra conti correnti e depositi, probabilmente non soltanto per esigenze di spese imminenti, ma, soprattutto, a causa delle perplessità che impediscono loro di prendere decisioni d’investimento in modo sereno.

Sono tanti gli interrogativi che frenano gli italiani dall’investire il proprio denaro:

  • se fosse il momento sbagliato per entrare nel mercato?
  • cosa si fa se capita un’emergenza e servono i soldi?
  • a quali rischi si va incontro?

Una risposta a questi dubbi, tutti leciti, ma non del tutto fondati, potrebbe essere il PAC, acronimo di piano di accumulo del capitale. Il PAC è una modalità di investimento, non un prodotto, che consente di investire somme costanti a cadenze regolari, cioè a rate, in strumenti di investimento collettivo del risparmio, come fondi e sicav.

È importante sottolineare che la scelta del comparto e della Casa di Investimento andrebbero sempre attentamente valutate con un Consulente di fiducia, tenendo conto del proprio profilo di rischio e degli obiettivi temporali. Pertanto, il numero dei versamenti periodici, la loro frequenza e l’importo della rata verranno stabiliti in base alle proprie esigenze e necessità.

Ma quali sono i VANTAGGI rispetto ad altre modalità di investimento o, ad esempio, rispetto al lasciare i soldi sul conto corrente?

  1. Il Pac è una forma di investimento aperta a tutti! Infatti, non servono grosse somme per investire, l’entità della rata può essere più o meno elevata in base alle proprie tasche ed agli obiettivi che si vogliono raggiungere!
  • Flessibilità: l’importo della rata può essere modificato in qualunque momento; il capitale complessivo che si forma mese dopo mese è sempre disponibile ed è privo di vincoli.
  • Entrare nel mercato lungo un arco di tempo prolungato, non in un solo specifico momento, consente di aggirare il dilemma del cosiddetto market timing cioè della paura di non centrare il momento giusto per investire. Ebbene, questo problema si riduce notevolmente perché l’investimento viene spalmato in un periodo medio lungo ed in situazioni di mercato diverse tra loro.
  • Con il Pac si doma la volatilità e l’emotività dell’investitore. In un periodo medio lungo il mercato andrà incontro a periodi positivi, negativi, e variabili: risultato? Si farà una media della volatilità di tutto il periodo! Facciamo l’esempio di un caso reale: abbiamo iniziato ad investire a novembre 2019 in un PAC, attraverso il comparto X, e nel mese di marzo 2020, come tutti sappiamo, i mercati sono scesi. Ebbene, il versamento di quel mese ci ha consentito di incrementare le quote acquistate a prezzi molto più convenienti, infatti, con la stessa cifra abbiamo comprato più quote, riducendo la media dei prezzi di acquisto. Il rischio percepito sarà stato di gran lunga inferiore rispetto a quello di ogni altro investitore e, in questo modo, l’emotività è rimasta contenuta e sotto controllo. Possiamo paragonarlo alle giornate afose d’estate: si prende in considerazione la temperatura effettiva, ma anche quella percepita, ad esempio in base all’umidità o al vento presenti nell’ambiente.
  • Entrando gradualmente nei mercati, il Pac si rivela essere un eccellente strumento per raggiungere obiettivi di medio e lungo termine, come l’accantonamento di una somma per l’università dei figli o dei nipoti oppure un capitale per la previdenza integrativa per il periodo post lavorativo, eliminando al risparmiatore, allo stesso tempo, ogni problema di gestione dell’investimento, poiché il suo risparmio viene attentamente curato da un gestore professionale, il quale amministra ogni sua rata versata alla stessa stregua di un grande patrimonio!

Tassi di interesse negativi? Penalizzati più i clienti che le banche!

Tra gli elementi che vengono considerati quando si svolge l’attività di Consulenza Patrimoniale ci sono anche la ricchezza liquida ed i depositi familiari e dell’azienda.

In quale scenario ci stiamo muovendo oggi?

Il tasso di interesse applicato dalla Banca Centrale Europea ai depositi degli Istituti di credito è negativo (è arrivato a -0,5%) ed è innegabile che questa situazione si traduca in un costo elevato per il sistema bancario. A dire il vero, nelle sue intenzioni, la BCE non avrebbe voluto penalizzare le banche ma incentivare la ripresa economica, scoraggiando l’utilizzo dei depositi di liquidità e stimolando gli operatori del credito a finanziare maggiormente i consumatori ed il mondo produttivo.

Invece, un po’ per la debolezza strutturale dell’economia italiana ed un po’ per il sopraggiungere della pandemia, la liquidità è rimasta dove era, anzi ha avuto un notevole incremento e, come si legge nella rubrica Finanza e Mercati de “Il Sole 24 ore”, oggi in Italia ha toccato il record di 1.746 miliardi di euro. In questo contesto, la banca citata nell’articolo sta intimando addirittura la chiusura dei conti con liquidità superiore a 100 mila €, a meno che i clienti non stiano utilizzando prodotti di investimento o di finanziamento. Questa iniziativa è successiva a quella di Unicredit che, a partire da luglio dello scorso anno, ha introdotto sulle giacenze superiori al milione di euro un costo dello 0,50% annuo per i nuovi clienti imprenditori.

Altre banche, invece, hanno cercato di bilanciare i maggiori costi sostenuti per il parcheggio della liquidità presso la Bce con il trasferimento sui clienti di una parte di quegli oneri. In pratica, lo scenario dei tassi negativi si sta concretizzando, indirettamente, attraverso l’innalzamento dei costi di gestione del conto corrente e di altri servizi, con commissioni più elevate per le operazioni eseguite e, talvolta, prendendo a pretesto i maggiori oneri sopportati dalla Banca per sostenere il Fondo Interbancario di garanzia e tutela dei depositi!

Se pensiamo che a tutto ciò si potrebbe aggiungere, per arginare la crescita del nostro debito pubblico, anche un provvedimento di tassazione della liquidità dei conti, modello patrimoniale del 1992 del Governo Amato, il consiglio rimane sempre lo stesso: ricercare, ove possibile, soluzioni di investimento!

Da Risparmiatore ad Investitore

La “ricchezza non immobiliare” degli italiani ammonta a circa 4.000 miliardi di euro, di cui poco più di un terzo, circa 1.400, è parcheggiata su conti e depositi, quasi sempre senza alcuna remunerazione! Molti risparmiatori, infatti, appaiono indecisi sul da farsi e perennemente in attesa di affrontare spese impreviste e pagamenti di vario genere, oppure sembrano sempre in procinto di effettuare acquisti di auto o di immobili, anche se poi tali eventi si verificano piuttosto raramente.

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